Architetture e beni artistico-storici di Napoli

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Castel Capuano

La fondazione del castello è attribuita tradizionalmente a Guglielmo I; doveva però già esistere una struttura fortificata nei pressi dell'antica Porta Capuana.
Restaurato da Carlo I esso rimase tra le residenze reali; chiuso in età aragonese dentro la nuova cinta muraria il castello perdette definitivamente il carattere militare, per trasformarsi in una residenza
sempre più gentile.
Donato da Carlo V al Principe di Sulmona fu, pochi anni dopo, espropriato dal viceré Pedro de Toledo per farne sede dei Tribunali; i lavori di adattamento furono diretti da Ferdinando Manlio.
Il castello divenne così la Vicaria, il palazzo di Giustizia; funzione che tuttora mantiene.
Lavori di manutenzione ed abbellimento furono eseguiti per secoli fino al restauro (1858-61) condotto da Giovanni Riegler, e altri più recenti.
Il castello ha perso così quasi totalmente il vecchio aspetto, ma la presenza al suo interno di molti antichi ambienti e, soprattutto, l'uso continuato per una funzione tanto importante fanno sperare che un restauro scientifico ed attento permetta di ritrovare ambienti ed opere oggi invisibili.
Tra le opere d'arte che ornano il palazzo si ricordano all'esterno il grande stemma asburgico scalpellato, le insegne di Carlo V e l'epigrafe relativa al trasferimento dei Tribunali; all'interno gli affreschi settecenteschi nell'attuale salone della Corte d'Appello, la Cappella della Sommaria - piccolo prezioso ambiente cinquecentesco, decorato con affreschi del pittore spagnolo Roviale, di cui è anche la pala sull'altare - ed altri ambienti che conservano nelle volte la decorazione cinquecetesca a grottesche.
Da ritrovamenti documentari la cappella detta della Sommaria risulta "facienda" nel 1548.
Con ogni probabilità fu realizzata in occasione del trasferimento del tribunale della Sommaria dalla casa del marchese del Vasto, nella sede del nuovo Palazzo di Giustizia.
La decorazione ad affresco fu realizzata tra il 1547-48 da Pietro Roviale, pittore spagnolo, originario dell'Estremadura, sottratto all'anonimato grazie a studi recenti che hanno ridato all'artista la giusta collocazione nel panorama delle esperienze figurative della Napoli cinquecentesca.
Gli affreschi furono quasi subito ricoperti dalla calce e liberati solo nei lavori di restauro terminati nel 1860.
La cappella ha pianta quasi quadrata con un profondo sguancio d'ingresso su cui compaiono gli stemmi di Spagna e di Don Pedro de Toledo.
La superficie della volta e le pareti della cappella sono decorate da complesse cornici in stucco che racchiudono le pitture ad affresco: il Noli me tangere, Cristo che appare alla Madonna, la Pentecoste, l'Ascensione e la Resurrezione sulla volta; sulla parete sinistra la Crocifissione, la Deposizione e l'Andata al Calvario; il Giudizio universale, gli Eletti e Caronte che traghetta le anime dei peccatori su quella di destra.
Grottesche e Virtù riempiono gli spazi irregolari.
Sull'altare una tavola raffigurante la Pietà dello stesso autore del ciclo ad affresco.
(Leonardo Di Mauro)

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