|
|
Chiesa del Gesù Vecchio
Sorse come prima chiesa dell'ordine della Compagnia
di Gesù a Napoli.
Resasi insufficiente la vecchia diaconia dei Santi Giovanni e Paolo
che sorgeva sullo stesso luogo, i gesuiti commissionarono fin dal 1563
la costruzione di un nuovo convento e di una nuova chiesa, quest'ultima
eretta su disegno di padre Pietro Provedo, grazie al generoso patronato
di Tommaso Filomarino.
Al secolo XVII risale gran parte della ricca decorazione interna, ma
la chiesa subì profonde trasformazioni dopo il 1767, anno in
cui furono espulsi i Gesuiti del regno di Napoli.
La chiesa mutò il nome in quello del Santissimo Salvatore e il
convento, con l'annesso bellissimo chiostro, divenne sede dell'Università
degli Studi.
Ritornati i gesuiti a Napoli nel 1804, rientrarono in possesso della
chiesa solo per breve tempo in quanto fin dal 1806 la chiesa divenne
Rettoria affidata al ven. Don Placido, figura carismatica di quei tempi
che istallò il culto per l'Immacolata.
Tali avvenimenti modificarono non poco l'interno del tempio.
Questo è ad unica navata con cappelle laterali e grande crociera.
Il transetto destro fu eseguito su disegno del Fanzago, al quale spettano
anche le due statue di Isaia e Geremia, mentre la pala con San Francesco
Saverio è di Cesare Fracanzano (1641).
Nell'altro transetto le sculture di Giosuè e di Gedeone sono
del Bottiglieri (1724) e la pala con il Sant'Ignazio è del Solimena.
L'altare maggiore è una modesta costruzione tardo barocca che
racchiude la venerata scultura dell'Immacolata appartenuta a Don Placido.
La chiesa riserva però altre notevoli opere tra le quali si segnalano
dei dipinti di Marco Pino da Siena (Trasfigurazione, Madonna e Santi,
Circoncisione), il San Luigi Gonzaga di Battistello Caracciolo (1627)
(III cappella sin.); alcune tele di Girolamo Cenatiempo (1712) (I, III
e IV cappella a sinistra); la decorazione della III cappella destra,
su disegno
del Vinaccia con la statua di San Francesco Borgia, è di Pietro
Ghetti.
In sacrestia è da notare la grande pala con la Madonna che indica
il monogramma di Cristo a San Luigi Gonzaga di Francesco De Mura, opera
della metà del XVIII secolo, un tempo forse sull'altare maggiore.
(Gino D'Alessio)
|
|