Architetture e beni artistico-storici di Napoli

La storia: Antica | Bizantina | Angioina | Aragonese | Vicereale | Barocca | Settecento | Ottocento |

Chiesa di S.Chiara

La chiesa di Santa Chiara fu edificata dal 1310 al 1328 e consacrata nel 1340.
Essa rappresenta il "credo" dei sovrani angioini alla spiritualità francescana e fu concepita proprio per accogliervi francescani e clarisse, secondo il desiderio di Roberto d'Angiò e della sua seconda moglie, Sancia di Maiorca.
Circondata dalle mura, il cui recinto si apre sul portale in piperno "ad unghia", la chiesa, costruita da Gagliardo Primario, ha la facciata in tufo giallo con pronao in piperno a tre archi ogivali, sormontato dal rosone.
Completamente riedificata in epoca barocca, successivamente distrutta quasi per intero dall'incendio provocato dalla caduta di una bomba nel 1943, Santa Chiara è stata riportata alle forme originali dal restauro postbellico ed oggi si presenta come una vasta aula rettangolare coperta a capriate, con dieci cappelle per lato aperte sulla navata da archi ribassati, con le pareti forate solo da strette e slanciate bifore.
Conserva il volto seicentesco la Cappella del Balzo con la decorazione in marmi commessi di Jacopo Lazzari e la statua di San Francesco di Michelangelo Naccherino, mentre dei distrutti dipinti di De Mura, Conca, Bonito e altri, che decoravano l'intera volta in epoca barocca, sono noti i bozzetti in collezioni pubbliche e private.
Fulcro della chiesa trecentesca è il presbiterio, con al centro il Sepolcro di Roberto I d'Angiò, databile al 1343-45, degli scultori fiorentini Giovanni e Pacio Bertini, oggi privo del timpano e di parte dei pilastri, con il sarcofago intatto, sorretto da Virtd, con il re e i suoi familiari in rilievo.
Nel complesso monumento, re Roberto compare altre due volte: cadavere all'interno della camera sepolcrale vegliato da figure allegoriche e in alto assiso in trono.
Precedenti di qualche anno sono i due monumenti funebri sulla parete destra del presbiterio: il Sepolcro di Carlo di Calabria, del 1330-33 circa e il Sepolcro di Maria di Valois', del 1333-38, ambedue realizzati da Tino di Camaino - al quale spettano solo le figure dei giacenti ed alcuni Angeli e Virtd - e aiuti, esemplati sul modello della Tomba di Maria d'Ungheria nella chiesa di Donnaregina.
Tra le altre sculture conservate in chiesa va menzionato il Sepolcro di Antonio e Onofrio Penna, nei pressi dell'ingresso, del senese Antonio Baboccio, databile al 1414 circa, sormontato da resti di affreschi coevi.
Poco rimane della decorazione pittorica che si vuole commissionata a Giotto - a Napoli dal 1328 al 1333 - e bottega, come testimoniava il Summonte nel 1524.
Il coro delle Clarisse - oggi Coro dei Minori -, separato dal presbiterio da una grata, è un vasto ambiente a tre navate coperte a crociera e a capriate, costruito contemporaneamente alla chiesa ma come organismo autonomo da Leonardo Di Vito, affrescato da Giotto almeno nella parete contigua alla chiesa dove figura il Compianto su Cristo morto.
Di esso oggi rimangono solo un ladrone sulla croce, alcuni angeli ploranti e alcune teste di dolenti, due donne e un vecchio, queste ultime figure attribuite interamente a Giotto a causa dello smagliante tessuto pittorico e dell'accentuata intensità drammatica.
Nello stesso ambiente figurano inoltre altri frammenti pittorei e scultorei, questi ultimi attribuibili in larga parte alle botteghe dei Bertini e di Tino di Camaino.
Su Piazza del Gesù, infine, si affaccia l'odierno Convento delle Clarisse, molto rimaneggiato e di difficile accesso, adorno di affreschi trecenteschi, tra cui l'anonima Crocifissione, La Mensa del Signore con San Francesco e Santa Chiara del Maestro di Giovanni Barrile e, nel coro, Il Redentore tra Santi francescani con Roberto, Sancia, Carlo di Calabria. e Giovanna, composizione dal chiaro intento politico-dinastico realizzata dal pittore Lello da Orvieto.
(Patrizia Di Maggio)

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