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Chiesa di S.Lorenzo Maggiore
La chiesa di San Lorenzo Maggiore fu iniziata verso
il 1270-75 da maestranze francesi e terminata nella prima metà
del secolo successivo, come si nota nella diversa concezione dello spazio
e della luce esistente tra la parte absidale - esemplata sui modelli
delle cattedrali d'Oltralpe (in particolare l'Abbazia di Royaumont)
- e la navata, unica è coperta a capriate lignee, evidentemente
realizzata da maestranze locali ormai emancipate dal gusto francese,
al tempo di Carlo II.
La facciata è di Ferdinando Sanfelice (1742) e conserva incastonato
al centro il portale marmoreo originale dell'epoca di re Roberto.
Alla progressiva emancipazione dalle esperienze formali d'Oltralpe corrispose,
agli inizi del XIV secolo, l'avvicinamento alla tradizione pittorica
umbro-toscana, che a San Lorenzo si coglie nei frammentari affreschi
del transetto destro.
Qui rimangono infatti due scene - la Natività e la Morte della
Vergine - dell'originario vasto ciclo mariano dipinto intorno al 1300
da Montano d'Arezzo, memore della lezione di Cimabue e del giovane Giotto
soprattutto nei tentativi di definizione plastica e prospettica e, in
particolare nella Natività, nell'iconografia delle scene.
Alla stessa esperienza e datazione si collegano le Storie della Maddalena
nella prima cappella destra del deambulatorio, mentre diversa è
la formazione culturale espressa nei dipinti delle altre cappelle del
deambulatorio radiale.
Nella Cappella Barrile (la sesta partendo da destra), ad esempio, il
ciclo con Storie della Vita della Vergine, pressocchè completo,
è di un anonimo collaboratore napoletano di Giotto che prende
convenzionalmente il nome della Cappella, e si data al 1333-34.
Sempre nel coro, a destra dell'altare maggiore, vi è il Sepolcro
di Caterina d'Austria, del 1323 circa, il primo complesso napoletano
dove si legge la mano dello scultore Tino di Camaino, che lì
lavorò insieme ad altre maestranze di tradizione cosmatesca.
Quattrocenteschi sono il portale di accesso al Convento sormontato dagli
stemmi colorati dei rioni (sedili) della città e, nei pressi
dell'ingresso, tra la I e la II cappella destra, il grandioso Sepolcro
di Ludovico Aldomorisco, del 1421, opera di Antonio Baboccio.
Infine va segnalato il singolare polittico in terracotta policroma della
IV cappella destra, di un artista di notevole cultura, forse proveniente
dall'Italia settentrionale, attivo a Napoli nella seconda metà
del Quattrocento, raffigurante nella zona inferiore La Madonna in trono
con Bambino e Santi; in quella superiore Cristo nel sepolcro tra Maria
e Giovanni e, ai lati, una coppia di putti vittoriosi.
In epoca barocca la chiesa venne rinnovata secondo il nuovo gusto che
prediligeva nelle forme e nella decorazione un diverso impiego dello
spazio e dei materiali, come testimonia, ad esempio, la ricca cappella
De Caro Cacace (III destra), con decorazione in marmi policromi di Cosimo
Fanzago e busti-ritratto della famiglia titolare eseguiti da Andrea
Bolgi nel 1653.
Qui, inoltre, sono conservati i quindici piccoli dipinti su rame raffiguranti
i Misteri del Rosario che circondavano il grande quadro di Massimo Stanzione
La Madonna del Rosario, oggi a Capodimonte.
Il volto attuale della chiesa si deve agli interventi di restauro del
1944.
(Patrizia Di Maggio)
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