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Chiesa di S.Pietro a Majella
La chiesa fu edificata in dedica all'eremita Pietro
da Morone divenuto Papa Celestino V e santificato nel 1313 da Papa Clemente
V, eretta in stile gotico provenzale, quadrata a sesto acuto e, a seguito
dell'incendio del 1407, restaurata e ampliata di due cappelle, cui conseguì
lo spostamento in avanti della facciata.
L'interno è a pianta rettangolare, a tre navate divise da archi
ogivali, con cappelle laterali e abside a cinque cappelle.
Qui, nella II cappella destra, dedicata a San Martino, con patronato
della famiglia Leonessa o Lagonessa, figura il ciclo con Storie di San
Martino, dell'anonimo maestro che prende il nome dalla cappella, aggiornato
sugli affreschi avignonesi di Matteo Giovannetti. e sulla lezione giottesca,
sia per i lucidi impianti architettonici come si nota nelle scene dello
Svenimento e dei Funerali del Santo che per la somiglianza con i tipi
fisici di Giotto e di Maso di Banco, evidente negli angeli del Sogno
e nei santi dei clipei.
Al lato opposto del presbiterio, nella II cappella sinistra, intitolata
alla Maddalena è appartenuta a Giovanni Pipino da Barletta, vi
è il ciclo con Storie della Maddalena, del 1354, attribuito al
"Primo Maestro della Bible Moralisee", un pittore di complessa
cultura, vicino, per la costruzione prospettica e per l'impianto coloristico
finalizzato alla monumentalita, al "Maestro di Giovanni Barrile"
operoso in Santa Chiara e in San Lorenzo.
Nella tribuna si conserva l'altare marmoreo commissionato nel 1645 a
Cosimo Fanzago, cui spetta la balaustra, e completato dai carraresi
Bartolomeo e Pietro Ghetti nel 1685.
Il coro ligneo è invece della fine del XVI secolo, vicino a quello
di Monteoliveto di Giovan Francesco d'Arezzo.
Sormontano il coro gli affreschi di Nunzio Rossi con Glorificazione
dell'Ordine benedettino (parte destra) e San Celestino V da lo Statuto
all'Ordine, firmato (parete sinistra).
L'episodio emergente che testimonia il rifacimento barocco della chiesa
è costituito dai dipinti di Mattia Preti con Storie della Vita
di San Celestino e di Santa Caterina d'Alessandria, realizzati in forma
di tele circolari e ovali con cornici dorate, inserite nei soffitti
della navata centrale e del transetto.
Mattia Preti realizzò i due cicli tra il 1657 e il 1659 con un
linguaggio ormai maturo - al punto da indurre il biografo De Dominici
(1746) a ritenerli più tardi -, ricco dell'esperienza acquisita
nei soggiorni a Roma, in Emilia e nel Veneto, e il cui tratto peculiare
è la straordinaria versatilità cromatica.
Nelle tele della navata sono raffigurati episodi della I vita di San
Celestino: San Celestino entra in Aquila scortato da Carlo II d'Angiò;
Gloria del Santo; Rinuncia al papato (tele circolari); L'Angelo annuncia
al Santo l'assunzione al papato; Le tentazioni del Santo tra le nevi
della Maiella (tele oblunghe).
Nelle tele del transetto sono invece raffigurati episodi della vita
di Santa Caterina d'Alessandria: Disputa di Santa Caterina con i dottori;
Decollazione della Santa; Assunzione in Cielo (tele.circolari); Sposalizio
e prigionia della Santa (tele oblunghe).
Nelle cappelle delle navate laterali dipinti di Gerolamo Cenatiempo,
Massimo Stanzione e Andrea Malinconico e affreschi di Paolo De Matteis.
(Patrizia Di Maggio)
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