Architetture e beni artistico-storici di Napoli

La Storia : Antica | Bizantina | Angioina | Aragonese | Vicereale | Barocca | Settecento | Ottocento |

Il Duomo

La Cattedrale sorge sul luogo dove esistevano due antiche basiliche: Santa Restituta e la Stefania; L'edificazione della nuova cattedrale, voluta da Carlo d'Angiò nel 1294, comportò una radicale trasformazione del sito, la totale demolizione della Stefania e una notevole alterazione di Santa Restituta che venne accorciata e ridotta al ruolo di cappella laterale del nuovo tempio.
I tempi lunghi d'esecuzione, i cambiamenti del gusto, i restauri richiesti per i danni causati dai numerosi e spesso devastanti terremoti, hanno motivato i rimaneggiamenti che hanno profondamente modificato l'aspetto spaziale e gli elementi figurativi dell'edificio antico.
La testimonianza più antica è costituita dal Battistero di San Giovanni in Fonte, edificio di grande interesse sia per la sua struttura architettonica che per la preziosa decorazione a mosaico.
Realizzato ai tempi del vescovo Severo (IV secolo), in origine era un edificio isolato con ingresso sulla parete ovest, oggi vi si accede dalla basilica di Santa Restituta, anch'essa di origini antiche, ampiamente rimaneggiata in occasione della costruzione della cattedrale gotica e nei secoli successivi fino all'intervento (1689-92) di Arcangelo Guglielmelli a cui si deve l'aspetto attuale.
La basilica comunica direttamente con la cattedrale rispetto alla quale è orientata ortogonalmente.
La cattedrale mostra un impianto originario a croce latina, a tre navate divise da 16 pilastri a colonne sovrapposte su cui poggiano archi ogivali e l'arco maggiore.
Alla navata maggiore corrisponde da un lato la porta maggiore e dall'altro un'ampia abside a pianta poligonale.
Le navi laterali hanno volte a crociera con decorazione barocca mentre la navata centrale presenta un soffitto a cessettoni, di legno intagliato e dorato, in cui sono incassati dipinti di Santafede, di Forlì e Imparato, soffitto commissionato dal cardinale Decio Carafa nel 1621 in sostituzione dell'originale a capriate lignee.
Alla fine dello stesso secolo tutta la chiesa fu decorata di stucchi mentre ad un intervento settecentesco si deve la trasformazione dell'abside ad opera del disegnatore e architetto senese Paolo Posi.
Questi operò secondo criteri scenografici e teatrali in funzione del gruppo marmoreo raffigurante l'Assunzione della Vergine, opera di Pietro Bracci.
Conservano il primitivo aspetto gotico le quattro cappelle che si aprono lungo il transetto.
La prima, a partire da destra, fu costruita dall'arcivescovo Filippo Minutolo contemporaneamente al duomo angioino e venne dedicata a San Pietro e a Santa Anastasia martire.
Il pavimento a mosaico, recentemente restaurato, da alcuni è ritenuto più antico e riutilizzato in questa cappella.
Le pareti mostrano affreschi di epoche differenti, i più antichi risalgono al XIII secolo.
La cappella attigua, della famiglia Tocco di Montemiletto, è dedicata a Sant'Aspreno, conserva l'architettura gotica, ma è stata completamente ridipinta nel Settecento.
I lavori di restauro hanno messo in luce affreschi di varie epoche, da un intervento attribuito a Pietro Cavallini agli affreschi di Agostino Tesauro dipinti tra il 1516 e il 1519.
Anche la prima cappella a sinistra, appartenente ai Galeota, presenta la struttura trecentesca mentre la decorazione è barocca; quella attigua, detta degli "illustrissimi", è di particolare interesse per l'affresco, rappresentante l'Albero di Jesse, attribuito a Lello da Orvieto.
Al XVII secolo risale una delle testimonianze artistiche più interessanti del Duomo: la Cappella del Tesoro di San Gennaro.
Il progetto fu affidato all'architetto teatino Padre Francesco Grimaldi.
Per la decorazione furono chiamati all'opera gli artisti più importanti dell'epoca che fecero del Tesoro una delle più ricche e complete manifestazioni del barocco a Napoli.
Un breve accenno meritano anche le complesse vicende della facciata la cui realizzazione fu segnata dagli interventi di quattro epoche diverse.
Il terremoto del 1349 fece crollare il campanile e la facciata del duomo angioino di cui non restano ne descrizioni ne immagini.
All'epoca risalgono i due leoni stilofori, attribuiti all'ambito di Nicola Pisano, la Mater Orbis del lunettone centrale, attribuita a Tino di Camaino.
Il portale maggiore e gli archi delle porte laterali appartengono all'intervento di Antonio Baboccio da Piperno, a Napoli nei primi del Quattrocento.
Nella sua completezza, il portale è rimasto unico pezzo antico del nuovissimo esterno.
Il disegno più antico della facciata risale alla metà del Seicento e al 1787-88 si deve il disegno dell'architetto romano Tommaso Senese che fortunatamente rispettò il portale del Baboccio.
Un secolo dopo la facciata fu nuovamente modificata per volere del cardinale Riario Sforza, su progetto di Enrico Alvino e portato a compimento con leggere modifiche dagli architetti Nicola Breglia e Giuseppe Pisanti sotto la direzione di Michele Ruggiero e Giovanni Rossi.
Per le sculture decorative furono impegnati gli artisti più rinomati del tempo.
La nuova facciata fu inaugurata, ancora incompleta delle guglie laterali e di alcuni bassorilievi, l'8 giugno 1905.
(Fiorella Angelillo)

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