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Galleria Principe di Napoli
La costruzione della galleria si inserisce in una fase
di profondi cambiamenti urbanistici, in un frangente di grandi variazioni
tecniche e di gusto e di grossi stravolgimenti politici e sociali.
In questo clima l'idea di creare una galleria in ferro e vetro era una
naturale conseguenza di quelle variazioni di gusto che anche a Napoli,
grazie agli interventi di Enrico Alvino, cominciavano a farsi sentire.
Già nel 1863 si era provveduto a migliorare la pendenza di Via
Fosse del Grano, ma soltanto nel 1870 si diede inizio ai lavori di costruzione
della nuova galleria che sulla scorta dei "passages" parigini
e degli "arcades" londinesi si sarebbe proposta come un nuovo
centro commerciale cittadino, e che fu terminata solo nel 1883.
Il progetto aveva dovuto tener conto dei diversi livelli di accesso
e così, la presenza delle scalinate di raccordo determinò
una certa estraneità dall'ambiente circostante; la preesistenza
della chiesa di Santa Maria di Costantinopoli, inoltre, non consentì
la costruzione del quarto braccio e così la galleria ebbe i suoi
accessi da Via Bellini, dalla Salita del Museo e dal largo spazio porticato
costruito di fronte al Museo Nazionale.
Il risultato purtroppo non fu dei più felici.
Dal punto di vista formale l'inesperienza dei progettisti nell'affrontare
materiali e linguaggi moderni determinò una sorta di estraneità
tra la struttura in ferro e vetro e la parte in muratura.
L'altezza eccessiva dei cornicioni demarca decisamente la muratura non
consentendo una fusione tra questa e le sottili travature ad arco ribassato.
Dal punto di vista commerciale la Galleria purtroppo non ebbe mai una
sua vera vita e oggi ospita uffici statali e privati.
(Francesca Amirante)
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