Architetture e beni artistico-storici di Napoli

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Museo Artistico Industriale

Nel 1878, per iniziativa di Francesco De Sanctis e su progetto di Gaetano Filangieri, si istituì a Napoli il Museo Artistico Industriale, con il compito di formare artisti e artigiani, "nonchè di nobilitare il gusto, rendendo più universale la cultura artistica" nelle intenzioni governative l'istituendo museo napoletano avrebbe dovuto dipendere dal Real Istituto (poi Accademia) di Belle Arti, ma sin dalle origini si costituì come organismo autonomo.
Il Museo veniva così ad essere il trait d'union tra le scuole e le officine, proponendosi come raccolta di modelli e repertorio di forme artistiche per gli allievi della scuola.
Nel 1882, il Museo Artistico Industriale venne inaugurato, nei locali del convento della Solitaria, lasciati liberi dalla Scuola di Marina.
Direttore dell'Istituto nei primi anni fu Domenico Morelli, mentre Filippo Palizzi rivesti la carica di direttore artistico delle officine e Giovanni Tesorone quella di direttore delle officine di ceramica.
I lavori di ristrutturazione dell'edificio, sede nel periodo borbonico della Consulta, furono condotti dal Genio Civile con l'assistenza di Guglielmo Raimondi, allievo di Enrico Alvino e docente nella scuola di decorazione architettonica applicata all'industria.
Al Raimondi spettò anche il progetto della monumentale facciata del Museo, distrutto per almeno due terzi nell'ultimo conflitto bellico.
Il rivestimento di ceramica, rimasto solo nella arcata destra del porticato, si ispirava ad un programma iconografico dettato da Domenico Morelli, allusivo del lavoro artistico, distinto nelle due componenti dell'ideazione e dell'operatività, fra loro in rapporto osmotico e indissolubile.
Il loggiato del Museo Artistico Industriale di Napoli, completato nel 1899, fu, insieme al pavimento del Museo Civico di Palazzo Como, l'applicazione pratica delle teorie di Gaetano Filangieri che orientò l'attività dell'Istituto, piuttosto che nella produzione di oggetti singoli, nella realizzazione di grandi impianti decorativi, come imponevano le esigenze della nuova edilizia borghese, incline a composizioni eclettiche e alla moda dominante del liberty.
(Umberto Bile)

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