Sorse
nella prima metà del XVIII secolo nel
luogo dove era stato dedicato un tempio a Vesta
e dove, successivamente, era stato innalzato
un edificio di culto, di età tardo-antica
o imperiale, la chiesa di Santa Maria della
Rotonda.
Venne commissionato dai duchi di Casacalenda
all'architetto Mario Gioffredo, sostituito poco
dopo, per motivi di incomprensione nei confronti
dei committenti, da Michelangelo Giustiniani.
Tra il 1764 e il 1769 entrò nella direzione
dei lavori Luigi Vanvitelli.
A questa data la
facciata era stata tuttavia già conclusa
dal Gioffredo con una configurazione determinata
dalla sequenza di paraste ioniche in pietra
di Sorrento su basamento in pietra di piperno
bugnato e l'apertura di due porte distanziate,
decorate da colonne doriche.
Spettano invece
a Giuseppe Astarita l'elegante soluzione del
cortile interno di forma ellittica con arcate
sorrette da pilastri e colonne e l'apertura
delle due rampe di scale simmetriche.
Il Vanvitelli,
che operò soprattutto nei restauri statici,
coordinò anche i lavori di ornamentazione
interna che vennero affidati a Fedele Fischetti,
responsabile degli affreschi della Galleria
raffiguranti Il sogno di Alessandro, condotti
con la collaborazione di Giuseppe e Gaetano
Magri, ornamentisti (1770). In occasione dell'abbattimento
di questa ala del palazzo (1922), per l'apertura
di via Mezzocannone, gli affreschi furono "strappati"
e trasferiti nel Museo Archeologico e nel Museo
di Capodimonte, dove tuttora sono conservati.
Al Vanvitelli spetta anche il recupero delle
colonne in granito egiziano e breccia rossa
facenti parte dell'ornamentazione della chiesa
antica della Rotonda, che verranno da lui sistemate
nell'area della tribuna e di due altari.
Nell'area
orientale del palazzo al piano nobile sono stati
di recente recuperati, al di sotto di controsoffittature,
le uniche testimonianze figurative ancora superstiti
della decorazione antica del palazzo: altri
affreschi del Fischetti collocati in tre ambienti,
che rappresentano diverse Allegorie, un Angelo
musico frammentario e, nella terza sala, senza
dubbio in origine con funzione di "boudoir",
personaggi orientali alternati a grifoni alati
ed ornati floreali: un'opera pienamente rispondente
al gusto tutto tardo-settecentesco della "chinoiserie".
Nel corso del XIX secolo venne aggiunto un terzo
piano al palazzo e si determinò pertanto
la trasformazione della sua configurazione originaria.
(Flavia Petrelli)
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