Importante
esempio di architettura civile del Quattrocento,
il palazzo fu edificato nel 1406, come si legge
nell'epigrafe che poggia sulla cornice del portale,
da Antonio da Penna, segretario e consigliere
del re Ladislao di Durazzo.
La facciata principale è ricoperta da
bugne rettangolari di pietra e coronata da un
cornicione, anch'esso a bugne, sostenuto da
archetti acuti; in basso si apre il portone
d'ingresso ad arco depresso iscritto in un rettangolo
e arricchito da un gustoso nastro che reca incisi
due versi di Marziale.
Le bugne del cornicione recano corone e le tre
parti dell'arme dei Durazzo, in onore del re
Ladislao; sui conci della facciata sono scolpiti
gigli angioini e penne, emblema della famiglia
e simbolo della carica del fondatore.
Lungo il lato occidentale, oggi prospiciente
il Pendino di Santa Barbara, e, all'epoca, digradante
verso il mare, si aprono due belle finestre
a croce guelfa.
Al di là del portale d'ingresso si apre
un cortile interno, arricchito, sul lato orientale,
da un maestoso portico a cinque arcate con un
ridente giardino in parte, ancor oggi, conservato.
Dal 1683 il palazzo ospitò, quale casa
centrale dell'ordine in città, i padri
Somaschi.
Aboliti gli ordini religiosi, nel decennio francese,
palazzo Penna fu acquistato dall'abate Teodoro
Monticelli, insigne geologo, che vi sistemò
le sue preziose collezioni di minerali vulcanici
e una ricca biblioteca non più in loco.
(Donato Salvatore)
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