Il
palazzo non è che la parziale realizzazione,
peraltro assai offesa dal tempo, del progetto
ben più ambizioso di Domenico Antonio Vaccaro, a noi noto attraverso una stampa datata
1737.
Già dal Seicento le fonti parlano
di un edificio appartenente agli Spinelli di
Tarsia sito in quel luogo; dunque il Vaccaro
ebbe l'incarico dal principe Ferdinando Vincenzo,
uomo di lettere e mecenate, di ristrutturare
ed ingrandire un edificio già esistente,
riconoscibile nella struttura del corpo di fabbrica
principale.
Da questo edificio a tre piani partiva
un ampio emiciclo terrazzato e maiolicato, decorato
da statue in marmo visibili fino a pochi anni
fa, delimitante un cortile sul quale si aprivano
tre archi.
Attraverso queste aperture si accedeva
ai viali che conducevano a dei terrazzamenti
sistemati con giardini e fontane, incorniciati
da altri edifici, dalla pianta graziosamente
rocaille, entro i quali avrebbe trovato posto
addirittura un serraglio.
Per quanto riguarda
l'interno dell'edificio principale, che oltre
alle camere private e ai numerosi saloni prevedeva
una Biblioteca, un gabinetto di fisica e chimica
e più di una galleria per ospitare la
ricca pinacoteca della famiglia, sarà
meglio riportare le parole dello stesso Vaccaro
che, prigioniero di un sogno irrealizzabile,
non vide mai il compimento della sua idea: "Nell'interno
ho avuto gran parte nello scolpire le statue
e nel dipingere le dorate volte... Ma chi mai
senza vederle potrà figurarsi quel che
elle sono... La nobile dorata scala di fini
marmi, di busti, di pitture adornata. Chi dei
due... grandi appartamenti, oltre a tanti mobili
si potrà immaginare, e le grandiose sale
e il lungo ordine di camere e gabinetti tutti
dipinti e risplendenti d'oro e le vaghissime
cappelle tutte in oro, arricchite di preziosi
marmi con adornamenti di metalli indorati e
lapislazzuli. Le grandi e meravigliose gallerie
di quadri, opere dei più rinomati antichi
pittori. Le statue e gli apparati d'oro e ricamati
e tessuti e di velluti purpurei con capricciosi
indrecci di gran galloni e france d'oro, li
preziosi e variati marmi di cui e le statue
e le porte sono composte".
(Paola Fardella)
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