Architetture e beni artistico-storici di Napoli

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Chiesa di San Gregorio Armeno

Il monastero di San Gregorio Armeno ha origini antichissime.
Esso fu fondato intorno al 725 da un gruppo di suore, il cui viaggio e arrivo a Napoli sono rappresentati da Luca Giordano negli affreschi della controfacciata, eseguiti tra il 1678 ed il 1679.
Pure del Giordano sono tutti gli altri affreschi della chiesa, lungo le pareti della navata e della cupola (questi ultimi ormai quasi completamente distrutti).
A suggellare questo importante ciclo l'artista, secondo la testimonianza del De Dominici, nel primo affresco della controfacciata dipinse il proprio ritratto in quello dell'uomo che indica il luogo del riparo delle monache.
La struttura primitiva del monastero fu molto diversa dall'attuale; il sistema di distribuzione spaziale che ancora oggi vediamo risale alla seconda metà del XVI secolo quando, tra il 1574 ed il 1577, l'architetto e pittore romano Giovan Battista Cavagna, coadiuvato da Vincenzo della Monica, fu incaricato di rimodernare l'edificio.
La chiesa fu terminata nel 1580, anno in cui incominciarono i lavori per il prezioso soffitto cassonato in legno intagliato e dorato, dipinto dal fiammingo Teodoro d'Errico; il programma iconografico era fondato sul culto delle reliquie conservate presso il convento.
Altri elementi all'interno della chiesa risalgono a questo secolo: opere lignee, come il pulpito decorato da splendide tarsie, i battenti del portone d'accesso e dipinti su tavola di scuola napoletana: l'Immacolata di Silvestro Buono, alla sinistra dell'ingresso, l'Ascensione di Giovan Bernardo Lama, sull'altare, e, dello stesso pittore, la Decollazione del Battista della III cappella sinistra, La Vergine con i santi Fraricesco e Girolamo di Gerolamo Imparato.
Nel Cappellone delle Monache, con accesso dal chiostro, si trovano affreschi attribuiti a Belisario Corenzio ed un dipinto raffigurante l'Adorazione dei pastori, opera documentata di Ippolito Borghese tra il 1610 e il 1612.
Durante il corso del Seicento il monastero fu ampliato da Picchiatti, mentre la chiesa si arricchì di numerose opere d'arte, tra cui l'Annunciazione di Pacecco De Rosa e due belle tele raffiguranti San Gregorio gettato nel pozzo e Miracolo di San Gregorio, opere di Francesco Fracanzano.
Nel Settecento la chiesa fu completamente ricoperta dall'apparato decorativo eseguito da abili intagliatori, marmorai, stuccatori e pittori coordinati dalla regia di Niccolò Tagliacozzi Canale, architetto e scultore, ideatore di molte altre macchine decorative, permanenti ed effimere, della città. Dalle gelosie di legno intagliato e dorato alle due cantorie di cartapesta, la chiesa assunse l'aspetto teatrale che ancor oggi la caratterizza, come anche alcuni ambienti del monastero, ad esempio il salottino della badessa, completamente affresecato in leggiadro stile roccocò come un qualsiasi altro salotto profano dell'epoca, o la scenografica fontana del chiostro, con le statue di Cristo e la Samaritana, opera di Matteo Bottiglieri.
(Paola Fardella)

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