Architetture e beni artistico-storici di Napoli

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Complesso di S.Lorenzo Maggiore - Scavi

L'attuale piazza S. Gaetano, corrispondente all'agorà (poi foro in epoca romana), costituiva il cuore della città antica.
A sud del foro gli scavi eseguiti sotto la chiesa ed il convento di San Lorenzo Maggiore hanno permesso di mettere in luce una complessa stratificazione, consentendo la ricostruzione delle varie fasi succedutesi nei secoli nell'area.
Sotto la chiesa angioina sono apparsi i resti della basilica paleocristiana fatta erigere nel VI secolo d.C. dal vescovo Giovanni II, costituita da una vasta aula a tre navate con abside sul fondo, preceduta da un quadriportico, mentre sotto la Sala Capitolare è stato messo in luce un edificio alto-medioevale, forse uno dei seggi della città.
Tali strutture a loro volta si erano sovrapposte ad un complesso costruito nella seconda metà del I secolo d.C., e a sua volta impiantatosi su preesistenze del IV secolo a.C. in blocchi di tufo, che è stato identificato come il macellum, il mercato alimentare della città.
L'edificio aveva l'ingresso sulla plateia di via Tribunali ed era costituito da un porticato rettangolare su cui si aprivano le botteghe e che cingeva una zona scoperta pavimentata a mosaico, al cui centro era collocata una costruzione circolare (tholos) eretta su tre gradini e ornata di marmi policromi: parte di tali strutture sono ora visibili nel chiostro settecentesco del convento, circa due metri al di sotto dell'attuale calpestio.
Il macellum si estendeva su una terrazza in parte artificiale, realizzata per ricavare uno spazio piano in una città come Neapolis costruita su un pendio, sostenuta sui lati est e sud da una serie di ambienti, nella maggior parte, che si aprivano su una strada ritrovata a circa sette metri di profondità.
Di particolare interesse appare l'identificazione di tre di questi ambienti intercomunicanti con l'Erario, l'edificio cioè dove veniva custodito il tesoro della città; l'ingresso decorato da un sobrio motivo architettonico di paraste che sorreggono una trabeazione ed un timpano, il robusto sistema di chiusure di cui doveva essere dotata la porta nonchè le inferriate poste alle finestre confermano tale ipotesi.
La strada, di cui è stato messo in luce un tratto lungo circa sessanta metri, può considerarsi uno degli stenopoi dell'impianto urbano: essa era posta in allineamento con l'attuale vico Giganti ed era perpendicolare alla plateia di via Tribunali, cui era collegata, a causa del dislivello del suolo, probabilmente per mezzo di una scala o rampa.
Il complesso degli edifici fu utilizzato per vari secoli e quindi subì numerose trasformazioni a causa del mutamento delle funzioni che vennero date ai vari ambienti.
Le tabernae diventarono coi passare degli anni sede di produzioni artigianali legate ad un quotidiano alquanto misero: è il caso ad esempio di un piccolo forno che fu impiantato in epoca tarda in uno degli ambienti e di una "fullonica"; la stessa strada subì vari rimaneggiamenti ed adattamenti.
Alla fine del V secolo d.C. infine, la strada e gli edifici che su di essa si aprivano furono invasi da una colata di fango, causata probabilmente da un'alluvione, che determinò l'abbandono dell'area.
Il riempimento proseguì in epoca successiva fino alla costruzione della basilica paleocristiana, le cui fondazioni poggiano sul fango che copriva l'edificio romano.
(Giuseppe Vecchio)

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