|
|
|
La
Storia di Napoli : Età Bizantina
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Durante
il lungo arco di tempo considerato, Napoli fu
dapprima dominio, bizantino (VI e VII secolo),
poi ducato autonomo (763-1139) e infine sotto
la dinastia normanno-sveva (1139-1266).
L'intero periodo risulta fitto di vicende storiche
e di differenti testimonianze figurative, determinate
dal succedersi, e talvolta dall'accavallarsi,
di accadimenti di enorme portata, quali la distruzione
dell'Impero Romano d'Occidente e la nascita
delle singole case regnanti con le conseguenti
lotte dinastiche per il possesso dei territori,
la minaccia delle popolazioni barbariche, il
sorgere della religione cristiana, non sempre
tollerata, anche dopo l'Editto di Costantino
(313).
|
|
|
La
Tavola storica di
Napoli greco-romana
(redatta alla fine del
1800)
Julius Beloch
|
La
Napoli paleocristiana si sviluppò
sul tracciato greco-romano: il centro rimase
l'area di piazza San Gaetano, il luogo dell'antica
agorà e del foro, mentre la zona
immediatamente a Nord della città,
tra i Vergini e la Sanità, fu fortemente
caratterizzata dalle catacombe.
Queste, diversamente dai complessi ipogei
di altre città, ebbero uno sviluppo
orizzontale rispetto al suolo, di cui sfruttarono
la naturale pendenza, che dette origine
alla struttura interna a due livelli e,
in prossimità dei loro ingressi,
furono costruite le prime basiliche paleocristiane. |
|
|
|
|
Tra
queste, la più antica e la più ricca
di testimonianze è San Gennaro extra Moenia,
del V secolo, l'unica basilica che non fu mai
abbandonata dai religiosi.
I documenti figurativi del periodo seguirono il
generale sviluppo dell'arte paleocristiana in
Occidente. L'edilizia sacra conservò a
lungo lo schema basilicale con navata unica ad
andamento longitudinale ripartito da colonne e
coperto a capriate, mentre l'edilizia civile è
scarsamente documentata.
Nel campo della pittura e della scultura si elaborarono
motivi propri dell'arte tardo-imperiale misti
a influssi bizantini e genericamente orientali,
caricati di un diverso e pregnante significato
simbolico deterininato; nei primi secoli di affermazione
del cristianesimo, dalle persecuzioni cui la nuova
religione era fatta oggetto.
La cupola e il Battistero napoletano di San Giovanni
in Fonte, ad esempio - complesso variamente datato
all'epoca del vescovo Severo (363-409) o del vescovo
Sotero (465-492) -, sono ricoperti da un ciclo
musivo che mostra caratteri di intenso naturalismo
e di chiara ascendenza ellenistica, influssi presenti
anche nell'affresco con Cristo tra due Santi nella
basilica di San Gennaro extra Moenia.
La tendenza orientalizzante, più tipicamente
bizantina, si espresse invece nell'intero complesso
basilicale di San Giovanni Maggiore, improntato
ad una concezione simbolica e decorativa come
si nota nell'abside traforata e nel pluteo frammentario
con il cigno recante in bocca il serpentello,
che affianca il monogramma costantiniano.
Nell'Alto Medioevo Napoli subì una sorta
di involuzione dal punto di vista urbanistico,
comune a tutte le città, e derivante da
fattori di diversa natura - le invasioni barbariche,
il declino demografico e la crisi economica dovuta,
tra l'altro, all'abbandono delle terre incolte
-, involuzione che si concluse solo dopo il Mille.
Intorno a quella data, in un Mezzogiorno praticamente
prostrato dalle guerre e quasi del tutto inesistente
dal punto di vista culturale, essa diventò
l'unico centro di una certa rilevanza dell'area
meridionale e iniziò quel processo di trasformazione
messo in moto dal mutare dei tempi, che ne alterò
definitivamente l'impianto di epoca greco-romana.
Il rafforzamento e l'ampliamento delle mura come
barriera difensiva sostituì infatti alla
linearità della pianta classica la struttura
policentrica della città medioevale e il
tessuto edilizio si sviluppò quasi unicamente
intorno agli edifici pubblici.
Un fenomeno interessante del periodo altomedioevale
- in contraddizione, peraltro, con il parallelo
abbandono e spopolamento delle zone agrarie immediatamente
fuori delle mura - fu la nascita dei Casali, agglomerati
urbani sorti in mezzo ai residui campi coltivati,
ai piedi della collina del Vomero (Casale di Antignano)
e a Posillipo.
Qui, mentre le coste furono quasi del tutto abbandonate
a causa delle incursioni barbaresche, nella parte
più alta della collina sorsero i Casali
di Santostrato e di Angari, poco oltre Villa Ranieri.
Intorno a quella data, in un Mezzogiorno praticamente
prostrato dalle guerre e quasi del tutto inesistente
dal punto di vista culturale, essa diventò
l'unico centro di una certa rilevanza dell'area
meridionale e iniziò quel processo di trasformazione
messo in moto dal mutare dei tempi, che ne alterò
definitivamente l'impianto di epoca greco-romana.
|
|
|
|
Il
rafforzamento e l'ampliamento delle mura come
barriera difensiva sostituì infatti alla
linearità della pianta classica la struttura
policentrica della città medioevale e
il tessuto edilizio si sviluppò quasi
unicamente intorno agli edifici pubblici.
Un fenomeno interessante del periodo altomedioevale
- in contraddizione, peraltro, con il parallelo
abbandono e spopolamento delle zone agrarie
immediatamente fuori delle mura - fu la nascita
dei Casali, agglomerati urbani sorti in mezzo
ai residui campi coltivati, ai piedi della collina
del Vomero (Casale di Antignano) e a Posillipo.
Qui, mentre le coste furono quasi del tutto
abbandonate a causa delle incursioni barbaresche,
nella parte più alta della collina sorsero
i Casali di Santostrato e di Angari, poco oltre
Villa Ranieri.
|
Ruggiero
il Normanno
(1130-1154)
E.Franceschi -1888
Facciata di Palazzo Reale - Napoli
|
|
|
|
|
|
|
|
Federico
II di Svevia
(1198-1250)
E.Caggiano
-1888
Facciata di Palazzo Reale - Napoli
|
Durante la dominazione normanno-sveva Napoli, godendo
di una relativa tranquillità, ebbe un primo piano
di sviluppo e un primo assetto giuridico-amministrativo.
Dal punto di vista culturale l'atto più significativo
del regno di Federico di Svevia fu la fondazione dell'Università
- sorta nel centro della città ducale e divenuta
lo "Studio" più importante del Regno
-, che rifletteva l'illuminata politica del sovrano
e la volontà di sottrarre ai religiosi il monopolio
della cultura, gestita ancora dalle scuole e dagli istituti
teologici (i domenicani a San
Domenico e i francescani a San
Lorenzo).
|
|
|
|
Chiesa
S.Domenico Maggiore
|
|
|
Chiesa
S.Lorenzo Maggiore
|
|
|
Le scelte urbanistiche del periodo si concretizzarono
in costruzioni a carattere civile, di cui gli episodi
emergenti furono Castel
Capuano e Castel
dell'Ovo, scelto come residenza regale, mentre,
ad eccezione della chiesa di San Giovanni a Mare - oggi
alquanto rimaneggiata -, a causa dell'ostilità
che oppose costantemente lo Stato al Papato, non vi
furono altre fabbriche religiose.
A Napoli le testimonianze figurative di età normanno-sveva
sono alquanto scarse, dal momento che la corte risiedeva
stabilmente a Palermo dove si concentrò la maggior
parte dell'attività artistica. |
Castel
Capuano
|
|
|
Castel
dell'Ovo
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Essa
si caratterizzò per la diversità di situazioni
e di influssi culturali: accanto alle ascendenze romaniche
e iberiche, come nel Crocifisso del Duomo
di Napoli, del 1250 circa, continuavano a persistere
alcuni tratti orientali e bizantini, particolarmente tenaci
nei centri della zona costiera da Napoli a Salerno; nella
Crocifissione dipinta a San Domenico Maggiore e nella pala
di Santa Maria de Flumine ad Amalfi, ora a Capodimonte,
si nota invece il perdurare della corrente neogreca, di
origine siciliana, e, infine, la testa in marmo della Capua
fidelis, oggi al Museo di Capua, rappresenta, per la chiara
impronta classicista, un'ulteriore espressione del complesso
panorama culturale maturato in epoca federiciana.
(Patrizia Di Maggio)
|
|
|
|
|
|
|
|
nel
sito
|
|
|
|
|