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Napoli nell' 800

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La Storia di Napoli : L'Ottocento
Carlo di Borbone (1734-1759) - Facciata di Palazzo Reale
Gioacchino Murat
(1808-1815)
G.B.Amendola - 1888
Facciata Palazzo Reale


Gli interventi ottocenteschi caratterizzano tuttora il tessuto urbano di Napoli nei suoi tratti fondamentali; già nel decennio francese e durante il secondo periodo borbonico venne dato grande spazio alle opere pubbliche: le iniziative e i progetti per la ristrutturazione di zone antiche della città, l'edificazione di nuovi complessi e di edifici destinati ad essere sede di pubbliche istituzioni, l'apertura di nuove arterie, assecondarono la passione tipicamente borbonica per i grandi progetti edilizi.

Dal 1806 la città attraversò un periodo di serenità e stabilità e nel corso del regno di Giuseppe Bonaparte venne realizzata la strada che dal Museo rendeva più facile l'accesso alla reggia di Capodimonte, inaugurata nel 1810 da Gioacchino Murat.

Questi volle la sistemazione neoclassica con lo scenografico colonnato semicircolare di ordine dorico disegnato da Leopoldo Laperuta del grande spazio davanti al Palazzo Reale, condotta a termine dopo la restaurazione borbonica; la definizione della piazza, che aveva previsto l'abbattimento degli edifici e delle chiese preesistenti, proseguì con l'edificazione (iniziata nel 1817) della chiesa di San Francesco di Paola, progettata dall'architetto luganese Pietro Bianchi e dotata di una cupola dall'alto tamburo e facciata preceduta da un pronao ad imitazione del Pantheon.

Chiesa di S.Francesco Di Paola

Chiesa di S.Francesco Di Paola
(Cartolina d'epoca)

A Napoli lo stile neoclassico ebbe una diffusione assai vasta improntando il carattere di intere strade, piazze ed ambienti nuovamente configurati.

Accanto all'edilizia pubblica per la quale citiamo ad esempio l'elegante edificio dell'Osservatorio Astronomico e l'originale facciata del Teatro San Carlo, emergono, significative dal punto di vista artistico ed urbanistico, alcune architetture residenziali che, pur nel gusto classicheggiante, rivelano aspetti già legati ad una sensibilità di tipo romantico: sulla collina del Vomero Antonio Niccolini creò per Ferdinando I il raffinatissimo complesso della Floridiana (1817-19) con la contigua Villa Lucia, casina di gusto pompeiano nata come sala da ricevimento e 'kaffeehaus'.

La palazzina neoclassica, destinata ad essere la residenza di villeggiatura di Lucia Migliaccio Duchessa di Floridia, e immersa in un verde percorso da viali movimentati e abbellito da episodi concepiti con la libertà tipica del giardino 'all'inglese'.

Nel quartiere di Chiaia, che in seguito alla sistemazione della spiaggia a Villa Reale diventerà l'area residenziale preferita dall'aristocrazia napoletana, venne realizzata negli anni Trenta in forme neoclassiche la Villa Acton, oggi Villa Pignatelli: concepita come una residenza estiva, è anch'essa un insieme molto particolare dal punto di vista ambientale per il contatto diretto che il suo parco ha con il mare.

La varietà di stili prevista dal giardino romantico - Niccolini aveva progettato per il parco della Floridiana anche un monumento egittizzante - trova ulteriore espressione nel gusto neo-egizio del Tondo di Capodimonte (1836) ed è una delle anticipazioni dell'eclettismo stilistico che si articolerà in modo vario nella città durante la seconda metà del secolo di cui abbiamo un esempio tardo, ma di carattere romantico nei tipi edilizi neo-medievali e neo-rinascimentali pensati da Lamont Young per il Parco Grifeo.

Dal 1839 è presente a Napoli un consiglio edilizio che comprendeva i maggiori architetti del momento, e che fu utile allo sviluppo di una concezione razionale delle modificazioni urbanistiche.

Del consiglio fece parte Enrico Alvino, al quale dobbiamo uno dei progetti di ammodernamento della Villa Reale ('Nazionale' dopo l'annessione della città al Regno d'Italia, 'Comunale' dal 1869) e la nuova strada via Caracciolo che doveva costeggiarla.

Il progetto prevedeva il rinnovo della sistemazione stilistica della Villa, già arredata con statue durante i decenni precedenti: Alvino pensò a molti episodi di 'revival' e a moderne strutture in ferro e vetro.

L'unico ad essere realizzato tra i padiglioni progettati fu la Cassa Armonica (1877), una struttura leggera ed elegante, funzionale dal punto di vista acustico, definita da sottili colonnine di ghisa e dal tetto poligonale in vetro.

Nel 1872 venne costruita all'interno della Villa la Stazione Zoologica, che contiene una interessante testimonianza figurativa: si tratta della decorazione pittorica, con scene della vita del mare e composizioni simboliste, della 'sala affreschi', così denominata sebbene la decorazione non sia eseguita a fresco; realizzata nel 1873 da Hans Von Marees con la collaborazione dello scultore Adolf von Hildebrand, e ritenuta un manifesto del puro visibilismo, e rimanda alla grande pittura romantica tedesca.


Osservatorio Astronomico
L'ingresso

Teatro S.Carlo

Villa Pignatelli

Villa Reale a Mergellina

Vittorio Emanuele II
(1861-1878)
F.Jerace- 1888
Facciata Palazzo Reale

Villa Reale
La Cassa Armonica di E. Alvino

Acquario
Stazione zoologica Dohrn

Acquario
Affresco di H. von Marees

Accademia delle
Belle Arti

Duomo
La facciata

Università degli Studi
La facciata

Piazza S.Ferdinando
oggi p.zza Trieste e Trento
Veduta del TeatroS.Carlo a destra e la Galleria al centro

La Galleria Unberto I
Decorazioni di E.di Mauro e A.Curri


Ad Enrico Alvino dobbiamo altri esempi di revival stilistico presenti in città, come l'edificio neo-quattrocentesco dell'Accademia delle Belle Arti (1863), centro della pittura napoletana dell'Ottocento dove convennero le più valide personalità artistiche; l'Accademia continuò ad avere un ruolo di preminenza nella formazione degli artisti napoletani anche nel momento in cui, intorno alla fine degli anni Sessanta del secolo, a Napoli si formarono scuole antiaccademiche di pittura.

Nel 1876 Alvino progettò il rifacimento in stile gotico della facciata del Duomo, secondo un concetto di restauro tipicamente ottocentesco che voleva per i monumenti il ripristino 'in stile' delle parti mancanti.

Verso la fine del secolo anche Napoli vide un intervento governativo per operazioni di sventramento dei cosiddetti 'quartieri bassi', deliberate nel 1885 ma iniziate solo nel 1889, e finalizzate al raggiungimento di un maggiore ordine urbanistico e di una percorribilità regolare e veloce, oltre che alla risoluzione delle precarie condizioni igieniche della città mediante lo 'squarcio' delle zone malsane nei quartieri Porto, Pendino, Mercato e Vicaria; in nome di tale razionalizzazione urbanistica, e soprattutto con l'apertura dell'asse di via Duomo e la creazione del corso Umberto, il cosiddetto Rettifilo, furono sacrificate molte fabbriche storiche, e antiche chiese scomparvero o vennero stravolte.

Gli edifici del Rettifilo mostrano una concezione ufficiale, 'di parata', dell'eclettismo stilistico del tardo Ottocento: la facciata dell'Università degli Studi (1898) riprende pesantemente moduli neoclassici, mentre possiamo ritenere il Palazzo della Borsa un esempio altrettanto monumentale ma più armonico dell'architettura eclettica del risanamento napoletano.

Il campo di interventi di ristrutturazione della città investì anche la zona di Santa Brigida, dove fu costruita la Galleria Umberto I, inaugurata nel 1892; la struttura architettonica, decorata da Ernesto di Mauro ed Antonio Curri ad intrecci di fogliami su fondi dorati, risolve felicemente il contrasto creato dalla diversa natura dei materiali utilizzati: la muratura dei pilastri e il ferro e vetro della copertura, adottati in linea con le istanze innovative dell'architettura della fine del secolo, avviata al modernismo e alle tecnologie industriali.

(Silvia Cocurullo)

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