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ILVA di Bagnoli
Nel 1906-07 l'Ilva acquisì due aree rurali nella
piana occidentale di Bagnoli affacciate sul litorale.
Il primo nucleo dell'insediamento si sviluppò nel settore settentrionale
sui terreni oggi occupati dai dismessi impianti degli altiforni.
Attualmente i due ingressi lungo la via Coroglio danno accesso all'area
di pertinenza del treno nastri, mentre l'ingresso
dalla via E. Cocchia introduce nel nucleo direzionale degli uffici.
Qui, a partire dal 1982, sono stati realizzati un bosco e un piccolo
parco attrezzato.
La pineta, unico polmone verde presente nel quartiere, contiene i resti
visibili dell'edificio vulcanico di Santa Teresa.
Particolarmente interessante è la compresenza di episodi di archeologia
industriale appartenenti ad epoche diverse.
Fra gli edifici preesistenti all'insediamento Ilva, è l'insieme
di costruzioni poste a cavallo della via Coroglio.
I capannoni lungo l'arenile rappresentano il nucleo più antico
dell'insediamento, risalente alla seconda metà dell'Ottocento
è caratterizzato dall'uso del mattone faccia vista e della copertura
lignea a capriate.
Tra gli edifici realizzati nell'arco temporale che va dal 1930 al 1960,
di particolare valore ornamentale sono gli altiforni, l'impianto di
rottamazione e, più in generale, i camini, le ciminiere, le torri.
In prossimità del quartiere Cavalleggeri lungo la via L. Cattolica,
è visibile la svettante sagoma rosso cupo dell'acciaieria L.D.
costruita negli anni Sessanta.
Tra le realizzazioni degli anni Ottanta spicca il poderoso edificio
del treno nastri 56, frutto di una rinnovata ricerca formale nel settore
delle costruzioni industriali che si oppone all'immagine romantica della
"ferriera" attraverso la proposizione di un linguaggio quanto
più possibile espressivo del moderno.
(Maria Federica Palestino)
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