Quando
nel 1861 il generale Enrico Cialdini, luogotenente
del Re, donò 50.000 ducati per la costruzione
di un edificio destinato alla Borsa della città
di Napoli, non immaginava certo che sarebbero
trascorsi ben 38 anni prima che esso fosse inaugurato.
La difficoltà principale fu quella di
trovare un suolo adeguato, nell'area dominata
dall'imponente mole di Palazzo San Giacomo,
o Palazzo delle Finanze, come era più
noto all'epoca, il cuore commerciale della città.
La Camera di Commercio però, pur avendo
notevolmente accresciuto la cifra disponibile
grazie a degli investimenti ed al contributo
della Provincia, del Comune e del Banco di Napoli,
non riuscì a trovare un accordo con la
Società Immobiliare, alla quale era stata
affidata in gestione la sistemazione di piazza
Municipio.
Cosi, dopo infruttuosi tentativi,
un lotto di suolo non molto distante dalla zona
prescelta inizialmente fu destinato all'edificazione
della Borsa di Napoli.
Sorsero in quella circostanza
altri problemi: il lotto destinato all'abbattimento
per lasciar posto al nuovo edificio, il numero
31 nei rilievi della Società, comprendeva
l'antico chiesa di Sant'Aspreno, indicato dalla
Commissione Municipale per la Conservazione
dei Monumenti tra gli edifici da salvaguardare
e conservare in loco.
Quasi un anno e mezzo
durarono le trattative tra la Commissione, la
Società, la Camera, il Municipio e i
proprietari della cappella per cercare di trovare
una soluzione a tale problema, finché
si deliberò di costruire l'edificio della
Borsa circa quattro metri più ad est
rispetto alla posizione prevista, rimpicciolendo
via degli Acquari.
In questo modo la chiesa
fu salvata. Il programma decorativo prevedeva
il busto di Cavour (che era stato esplicitamente
richiesto da Cialdini), affidato allo scultore
Achille d'Orsi, e quello del generale stesso
affidato a Belliazzi, entrambi esposti sotto
le arcate del portico.
Le figure allegoriche
affrescate nelle lunette della grande sala centrale
furono eseguite da autori diversi, alcuni dei
quali legati agli ambienti accademici (Gustavo
Mancinelli, Gaetano Esposito, Vincenzo Migliaro,
Alceste Campriani, Salvatore Postiglione, Salvatore
Cozzolino, Gaetano d'Agostino e Giovanni Diana);
e decorazioni in stucco furono eseguite da Ciro
Sannino e Vincenzo Belligiano, mentre le statue
del salone del primo piano furono modellate
dallo scultore Giuseppe del Fico.
Per le due
sculture dell'ingresso principale fu bandito,
nel febbraio del 1898, un concorso con tema
La Ragione (o il Genio) che domina la Forza.
Nessuno dei bozzetti presentati dai partecipanti
piacque alla commissione, composta dai due progettisti
dell'edificio, Guerra e Ferrara, e da Petriccione,
D'Orsi e Morelli.
Il concorso fu dunque bandito
una seconda volta, sempre con lo stesso tema,
e vinto dalle scultore Luigi De Luca.
I due
gruppi in bronzo furono perciò collocati
dove ora si trovano solo dopo la solenne inaugurazione
dell'edificio, avvenuta nel 1899.
(Paola Fardella)
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