La
fabbrica venne realizzata nel tardo Settecento
da Carlo Vanvitelli, che subentrò al
padre Luigi, cui la commissione era stata precedentemente
affidata da Marcantonio Doria, e del quale metterà
in opera i disegni preparatori.
Si configura
secondo uno schema a pianta trapezoidale con
la facciata prospiciente il Largo dello Spirito
Santo in funzione di quinta scenografica alle
vie Toledo e Monteoliveto, che corrono lateralmente.
La soluzione strutturale esterna si percepisce
come impianto architettonico di accentuato rigore
e compostezza formale.
L'interno, al tempo particolarmente ricco, venne
decorato da artisti attivi anche nella Reggia
di Caserta e cari al Vanvitelli padre in quanto
pienamente in linea con le tendenze moderatamente
classiciste e razionaliste degli anni dell'Illuminismo.
La Galleria ellittica del piano nobile è
l'ambiente più significativo: venne affrescata
negli anni Ottanta del Settecento da Fedele
Fischetti, che narrò le vicende dei Doria
in tono altamente celebrativo; accanto a lui
lavorarono intagliatori, stuccatori e vetrai
che contribuirono a fare dell'ambiente un gioiello
dell'arte "rocaille".
Raffinatissima
anche la saletta del "boudoir" decorata
a tempera da Alessandro Fischetti e Costantino
Desiderio con la rappresentazione dell'Aurora
sulla piccola volta ed ovali monocromi sulle
pareti laterali.
Nel palazzo esisteva anche un secondo appartamento
nobile che conservava decorazioni di Giacinto
Diano e Gerolamo Starace, opere andate perdute.
Ancora superstiti sono invece alcuni stucchi
di Angelo Viva, come la bella Fama alata dell'ingresso
alla scala del palazzo ed alcune aquile, simbolo
dei Doria, dislocate sulle porte.
Anche il terrazzo
terminale conserva ancora alcune sculture in
marmo a figura intera, poste a coronamento dell'edificio,
opera di diverse maestranze napoletane attive
nel tardo Settecento.
Gli antichi proprietari
del palazzo, i raffinati mercanti genovesi Doria,
avevano messo insieme una ricchissima collezione
di opere d'arte antica, andata poi dispersa
a seguito della vendita all'asta, che contava,
oltre agli stupendi arazzi di Philippe Behagle,
passati ad un collezionista napoletano, dipinti
famosissimi come il superbo Ritratto equestre
di Giovan Carlo Doria del Rubens, attualmente
a Genova, nelle collezioni statali, e il Martirio
di Sant'Orsola del Caravaggio, oggi proprietà
della Banca Commerciale di Napoli.
Ma la collezione
consisteva anche in un gran numero di maioliche,
porcellane, tappeti, orologi, vetri, mobili,
stoffe, dipinti antichi, nel 1941 venduti all'asta.
Dopo i restauri degli ambienti dell'appartamento
nobile, oggi sede dell'Istituto Magistrale "Pimentel
Fonseca", la Galleria è stata affidata
ad un'associazione culturale napoletana ed è
adibita a sala per conferenze.
(Flavia Petrelli)
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