Si
erge in una delle zone urbanisticamente più
felici della città, all'inizio di Via
Costantinopoli, in corrispondenza dello slargo
di Piazza Bellini.
Il palazzo venne edificato, probabilmente, nel
XVI secolo dalla famiglia Firrao e trasformato
sostanzialmente, per volontà di Cesare
Firrao principe di Sant'Agata, a partire dal
1621.
Il. nuovo progetto della facciata rispettò
alcune strutture preesistenti, come il bel cornicione
terminale a dentelli, le finestrine monofore
dell'ultimo piano, ma attribuì al prospetto
una precisa veste barocca.
I quattro ordini sono raccordati da una serie
di elementi che inducono lo sguardo ad alzarsi
sino alla scenografica parte terminale.
I primi due ordini di finestre, scandite da
paraste bugnate, occupano la parte inferiore
del palazzo; sono sistemate molto in basso anche
perché quelle inferiori dovevano illuminare
le scuderie sottoposte al livello della strada.
Sui lati estremi due nicchie contengono due
figure femminili, copie da originali romani.
Al centro, il grande portale si raccorda alle
paraste ed è coronato da un timpano spezzato
su cui sono poste due figure femminili raffiguranti
probabilmente la Liberalità e la Magnanimità;
al centro il grande stemma della famiglia (tralcio
di vite in campo azzurro con cavallo uscente
dalla corona).
Il terzo piano, destinato ad ospitare la Galleria
del Principe, presenta una successione di finestre
e balconi scanditi da paraste su cui vennero
scolpiti trofei militari.
Al di sopra i timpani spezzati racchiudono sette
clipei con busti di personaggi della Casa d'Austria
e, nell'ultimo ordine del palazzo, intrappolati
dalle finestre, i simboli della famiglia: il
leone sulla corona, il tralcio di vite e il
cavallo rampante.
La realizzazione del palazzo - oggi di proprietà
dell'AMAN - si deve ad un gruppo di artisti
e artigiani diretti da Jacopo Lazzari e, più
tardi, dal figlio Dionisio, cui si deve la presenza
del marmo bianco, oggi mortificato dall'inquinamento,
che rispondeva al gusto dei due artisti, particolarmente
attenti alla preziosità dei materiali.
L'interno, non corrisponde alla magnificenza
dell'esterno.
(Francesca Amirante)
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