Il
palazzo, originariamente di proprietà
del principe di Bisignano, Tiberio Carafa, fu
acquistato dai Ruffo della Scaletta nel 1830.
Questi, volendo rinnovare il palazzo, affidarono
i lavori per il restauro dell'esterno e della
facciata ad un colonnello del genio borbonico,
Francesco Saverio Ferrari, che mantenne nelle
linee una estrema semplicità; più
significativo fu invece l'intervento che l'architetto
toscano Giuseppe Bechi apportò tra il
1832-1833: rimodernando in senso neoclassico
la precedente fabbrica, la rese completamente
nuova.
L'atrio, coperto da una volta a botte striata
in stucco bianco, immetteva nel cortile dal
quale si accedeva alla scala ottagona, attraverso
un ambiente tripartito da colonne corinzie.
La scala è sovrastata da una cupoletta,
ornata da stucchi bianchi che riproducono "grottesche"
in stile pompeiano.
Anche il salone di rappresentanza del primo
piano nobile fu ornato di stucchi e, come osservava
Camillo Sacco, di "dorature e dipinture
con molta armonia".
(Patrizia Piscitello)
|